A Nilde Iotti nel centenario della sua nascita (10 aprile 1920)

“Io stessa, non ve lo nascondo, vivo quasi in modo emblematico questo momento, avvertendo in esso un significato profondo, che supera la mia persona e investe milioni di donne che attraverso lotte faticose, pazienti e tenaci si sono aperte la strada verso la loro emancipazione”.

In questa frase di Nilde Iotti, pronunciata il giorno di insediamento alla Presidenza della Camera, il 20 giugno 1979, sta racchiuso il senso profondo dell’esperienza umana e politica di una delle più grandi donne italiane del Novecento. Lei stessa, che quell’alta carica manterrà per ben 13 anni, in quell’occasione, con quel discorso, volle anteporre la causa comune delle donne, delle sue compagne di una vita, alle sue personali fortune. Sapeva che attraverso il suo itinerario si percorreva anche il cammino, lungo difficoltoso, insidioso dell’emancipazione femminile. Di questo percorso Nilde fu, di volta in volta, artefice, emblema, protagonista, combattente indomita in un mondo, quello della politica, dove l’universo maschile non era disposto a fare nessun passo indietro, dove le conquiste delle donne venivano continuamente messe in discussione nella lunga, estenuante marcia verso la parità di genere, continuamente irta di nuovi ostacoli, come tuttora avviene ogni volta che la democrazia sembra affievolirsi. Ripercorrere la sua lunga militanza politica significa, in gran parte, ricostruire il percorso di tante compagne, le speranze delle partigiane, le lotte per la democrazia e per la parità, le sofferenze, anche, delle donne.

Noi siamo con lei, in quell’alto scranno della Camera, nel giorno in cui tanto chiara e luminosa fu la speranza che quel segno, essere la prima Presidente donna della Camera dei Deputati della Repubblica, fosse punto di non ritorno, esempio, per la società civile e per la Repubblica. Quella Repubblica che lei aveva contribuito a fondare, prima ancora che finisse la guerra, guardandola come un sogno all’orizzonte per il quale si deve lottare senza mai perdere la speranza.

Quante donne erano con lei quel giorno? Furono 70mila le donne iscritte ai “gruppi di Difesa”, 2500 persero la vita, 2750 furono deportate, 4650 vennero arrestate e torturate. 20mila patriote diedero il loro contributo alla resistenza senza per questo essere partigiane. Donne che aiutarono la Resistenza senza abbandonare la famiglia, continuando la vita di tutti i giorni, ma lottando silenziosamente.

La giovane insegnante Nilde Iotti cominciò subito subito dopo l’8 settembre del ’43, entrando nei “Gruppi di difesa della donna” che, anche nella provincia di Reggio, diedero un grande contributo alla lotta contro i nazifascisti.

Dal consiglio Comunale di Reggio Emilia dopo la Liberazione, all’Assemblea Costituente del 2 giugno’46, Nilde Iotti portò, con le altre 20 “Madri Costituenti”, la speranza e l’orgoglio di tutte le donne che si erano conquistate il diritto irreversibile di costruire la nuova Italia come cittadine di pieno diritto, nella lotta alla dittatura, nei campi come nelle case, nel continuare con tenacia la speranza di riscatto e di libertà.

C’era tutto l’universo femminile quel 25 giugno 1946, insieme con le 21 madri costituenti, a varcare quel portone di Montecitorio che era sembrato invalicabile per 80 anni. C’erano le ragazze che avevano fatto le staffette partigiane e le nonne che si erano preparate per votare la prima volta il 2 giugno 1946, come se dovessero andare a un ricevimento o a una funzione. C’erano le donne, fiere del primo vero suffragio universale dell’Italia unita. E Nilde e le sue compagne e colleghe, anche di provenienze diverse e antagoniste in politica, pur appartenendo a schieramenti politici diversi (9 DC, 9 PCI, 2 PSI e 1 Uomo qualunque), seppero fare un gioco di squadra su temi come l’uguaglianza, la famiglia, il riconoscimento dei figli nati fuori dal matrimonio, la parità salariale, l’accesso delle donne alle professioni e strenuamente, contro il parere agguerrito anche di compagni di partito importanti e storici, seppero dare costituzione ai diritti universali, dando il via a leggi fondamentali per la vita quotidiana della nazione e per la sua modernità.

A partire dalla “Commissione dei 75”, incaricata di elaborare la proposta di discussione da dibattere in plenaria nell’Assemblea Costituente, il lavoro di Ottavia Penna, Maria Federici, Angelina Merlin, Teresa Noce e Nilde Iotti portò una visione nuova, oggi diremmo “di genere”  nei lavori dell’Assemblea, e poi nel testo della Carta Costituzionale, e ritroviamo il loro segno nell’art. 3 della Costituzione che disciplina il principio di uguaglianza, nell’art. 37 che tutela il lavoro della donne e dei minori, nell’art. 29 che riconosce l’uguaglianza tra i coniugi, nell’art. 30 che tutela i figli nati al di fuori del matrimonio, nell’art. 51 che garantisce alle donne l’accesso ai pubblici uffici e alle cariche elettive.

Cominciò davvero allora, con tante speranze e disillusioni, tante conquiste e tante fatiche il lungo cammino per liberare la società civile dalle sue barriere e per conquistare la parità di genere. Non c’è libertà e giustizia sociale se non c’è parità di genere.

Questo Nilde lo sapeva già da quei giorni, questo ha cercato di vivere tutta la sua lunga vita di donna e di parlamentare. Seguire il suo percorso è una traccia indelebile del percorso delle donne nei primi cinquant’anni della Repubblica.

Sin dalla Resistenza, Iotti è stata protagonista delle battaglie in difesa delle donne. Nel 1955 era stata la prima firmataria di una proposta di legge per istituire una pensione e un’assicurazione per le casalinghe. Nel 1974 partecipò attivamente alla battaglia referendaria in difesa del divorzio. L’anno dopo promosse la legge sul diritto di famiglia. Nel 1978 contribuì a far approvare la legge sull’aborto. Si impegnò per ottenere la legge contro la violenza sessuale e per le quote rosa nella riforma della legge elettorale sui sindaci del 1992, che suscitarono un’aspra discussione tra le donne, ma che lei definì “Norme di garanzia democratica e non norme di tutela”.

Da sempre attenta alle politiche di genere, sino a che la malattia non la costrinse a dimettersi, Iotti ha potuto vedere spazzati via molti pregiudizi e tabù di un passato, non solo di dittatura e di guerra, ma anche di vecchie consuetudini per le donne di essere sottomesse alle decisioni maschili.

Il cammino che le donne italiane hanno compiuto per la promozione della parità e della differenza femminile viene, come il cammino di Nilde, da lontano. Dopo il voto di cui quest’anno si celebra il 75° (le donne votarono per la prima volta per le amministrative del 1945) ed il riconoscimento dei diritti di cittadine italiane nella Costituzione,  furono tante le conquiste legislative che hanno cambiato la vita delle donne e l’assetto culturale ed economico del nostro Paese.  Si fecero le politiche per le donne che, con il femminismo, determinarono una trasformazione così profonda che il cambiamento condizionò la vita di un’intera generazione e si radicò nelle generazioni successive. Da allora nulla è stato più come prima e non ci siamo ancora fermate.

Anche se la piena parità di genere nel nostro Paese è ancora una meta abbastanza impegnativa, se non ci fossero state le donne, con le loro tenaci battaglie di emancipazione e liberazione, attraverso un profondo intreccio con le associazioni, i movimenti, i sindacati, i partiti, le istituzioni, l’Italia oggi sarebbe un Paese arretrato. Il tanto lavoro fatto dalle donne venute prima di noi ci consegna un’eredità pesante e ambiziosa. Nilde Iotti aveva un profondo senso della storia e della giustizia. Sapeva quanto lungo era il cammino per la conquista della dignità umana, per la parità. Sicuramente confidava nel fatto che ci sarebbero state sempre, dopo di lei e delle sue compagne, altre donne che ne avrebbero raccolto il testimone.

Anche durante e dopo l’epidemia di coronavirus noi ci siamo e ci saremo.

L’augurio è che si riesca a costruire un Paese migliore per le donne, quindi per tutt*.

“Dal momento che alla donna è stata riconosciuta nel campo politico la piena eguaglianza col diritto di voto attivo e passivo, ne consegue che la donna stessa dovrà essere emancipata dalle condizioni di arretratezza e di inferiorità in tutti i campi della vita sociale, e restituita ad una posizione giuridica tale da non menomare la sua personalità e la sua dignità di donna e di cittadina”

Nilde Iotti (discorso all’Assemblea Costituente)

 

Chi volesse approfondire può collegarsi a   https://www.youtube.com/watch?v=61VDAzCqbSY
dove all’interno c’è una intervista a Nilde Iotti di particolare rilevanza